Supporto alla genitorialità

Il sostegno alla genitorialità è un intervento psicologico rivolto ai genitori con l’obiettivo di favorire una relazione serena con il figlio/a, di far emergere le risorse del legame affettivo e di riflettere insieme sullo stile educativo e comunicativo in famiglia, allo scopo di sostenere al meglio lo sviluppo psicologico del minore.

Il bisogno di nutrimento: ti vedo, ti nutro… ti amo

“Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano”
(Bowlby 1996)

Lo psicanalista britannico John Bowlby, intuì che le interazioni tra il bambino e la figura di accudimento, non solo sono fondamentali per lo sviluppo del piccolo, ma tipologie di interazioni diverse conducono a tratti di personalità diversi. Si interessò quindi allo studio di quello che definì “legame di attaccamento”. La teoria di Bowlby contrasta quella secondo cui il legame madre-bambino si basa solo sulla necessità di nutrimento del piccolo, sostenendo che il legame che unisce il bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un bisogno primario, la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica.
Per un neonato essere nutrito equivale ad essere amato, infatti, strettamente intrecciato al bisogno biologico di alimentarsi, è presente il bisogno di quello essere amati, voluti e accettati per quello che si è (Bowlby 1996).
In quest’ottica il cibo non è solo un nutriente, ma diventa un “canale comunicativo”; il pasto è anche occasione d’incontro, in cui mangiare e comunicare sono inseparabili ed in cui non si soddisfa solo un bisogno primario, ma si risponde anche al bisogno di cura, scambio e affetto. È in questo momento che si instaura, inoltre, il rapporto tra cibo ed emozioni che manterrà forti valenze psicologiche per tutta l’esistenza.

In Analisi Transazionale il momento del pasto è uno di quei momenti in cui si soddisfa il bisogno di riconoscimento e carezze.
Eric Berne scelse il termine carezza, per indicare l’unità di riconoscimento sociale, proprio per rievocare questo bisogno di contatto fisico degli infanti: “Con carezza si indica generalmente l’intimo contatto fisico; nella pratica il contatto può assumere forme diverse. C’è chi accarezza il bambino, chi lo bacia, gli dà un buffetto o un pizzicotto. […] Per estensione, con la parola carezza si può indicare familiarmente ogni atto che implichi il riconoscimento della presenza di un’altra persona”. Durante il momento del pasto si trasmettono anche messaggi come ““Ti voglio bene (perché sei tu)” o “È bello averti qui” (Magrograssi 2017).

In sintesi, quindi, la figura di accudimento in questi momenti svolge almeno tre funzioni genitoriali fondamentali:

PROTEGGERE: cioè la capacità di offrire cure adeguate ai bisogni del bambino e lo sviluppo di una relazione di accudimento fondamentale per la creazione del legame di attaccamento.

AMARE E SINTONIZZARSI: nutrire il bambino implica non solo voler bene, ma anche riuscire a entrare in risonanza affettiva con lui. Vuol dire soddisfare il bisogno fondamentale di riconoscimento ed iniziare una circolarità di carezze positive.

REGOLARE: il bambino possiede delle competenze fondamentali, è in grado, infatti, di regolare i propri stati emotivi o di percepire il senso di sazietà e fame. Queste modalità di regolazione vengono, inizialmente, fornite dall’adulto che “da un nome” agli stati del bambino.